lunedì 5 dicembre 2011

La nuova casa di peppino

Ci sono gobbe lentissime che si susseguono dolci a vista d'occhio e dalla città lì in fondo raggiungono a piccoli balzi il paese accoccolato in alto sulla collina, circondandolo. Il sole aggredisce il paesaggio ma questo non ne soffre affatto: la violenza della luce sembra accarezzare le onde del grano e le cime degli olivi trasformandosi in placide termiche che gli astori usano per salire in volo a scandagliare il territorio. Troppo caldo fuori per le volpi o le martore a quest'ora… forse qualche topo fungerà da cibo per gli abitanti dei nidi appollaiati sopra le querce.
Dentro casa, invece, le mura spesse concedono una temperatura più mite e la luce che filtra dagli scuri accostati disegna onde curve sulla volta a botte del soffitto. L'ombra fresca, il frinire delle cicale il lento tic tac della sveglia sembrano appendere piccoli piombi alle palpebre in un onda di sonno che nemmeno il caffè post prandiale sembra sconfiggere.
“Ecco! Ho già fatto fare dei sondaggi: sul soffitto, sotto lo strato di calce, è fatto tutto di mattoni rossi intrecciati, li avete visti, no? Come quelli che ci sono nel bar in piazza... pensate che anche quello era una stalla!”
E' Peppino che sta parlando della sua casa nuova. Sta ristrutturando quella che era di sua nonna, buttando giù muri, facendo progetti, e ci illustra orgoglioso le sue idee.
“Allora: questa sarà l'entrata: vedete si riattiva la finestrella sopra la porta per dare più luce, e si entra direttamente da sotto, basta fare una scaletta per entrare in salotto.” Con la mano disegna in aria sopra vecchie ragnatele, assi sconnessi, i ganci per appendere i salumi e quella che sembra una collezione terremotata di damigiane: il vino di nonno.
Saliamo due gradini in pietra, un'altra stanza, un' altra gradazione di luce che filtra tra i vetri impolverati e gli scuri sconnessi; un pacco di vecchi libri di scuola, reggono dei quadri in bilico sul pavimento “Ricordo della tua Prima Comunione” e “ Festa di classe del'31”.
“Qui ci piazzo un televisore cinquanta pollici 3D” e con la mano scorre un muro di salnitro che la vernice bicolore testimonia fosse stata la sede di un mobile, forse una madia. “Qui faccio passare i cavi della connessione ad alta velocità e lì la stazione multimediale... le solite cose: il PC, il Media Center e tutt'attorno la casse per l'Home Teathre!” La mano si ferma sopra delle tracce che già ospitavano i tubi dell'impianto di riscaldamento messo su negli anni sessanta al posto della vecchia stufa di ghisa. I nuovi collegamenti in fibra ottica prenderanno il posto dei vecchi fili elettrici intrecciati ricoperti dalla maglia di seta e interruttori a sfioramento “intelligenti”, i commutatori di bachelite bordeaux ancora avvitati al muro.
Odore di polvere e di muffa assieme, la foto di Tardelli che esulta per il goal della finale dell'Ottantadue e alcune medagliette ricordo dell'anno santo 1950.
“Devo ancora decidere se tenere o meno quei letti...certo bisognerà metterci le mani...” Rannicchiati e semi smontate delle strutture in ferro aspettano la loro sorte...sono “mobili in attesa di giudizio”, gli stessi che solo pochi anni prima ospitavano la coppia di antenati solo recentemente scomparsi.
Entrando Peppino ha dovuto spostare una poltroncina : sui braccioli, appesa, la borsa da cui spuntano dei ferri da maglia e i bandoli di alcuni gomitoli.

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